NAPOLI – “Nel primo semestre 2024 abbiamo registrato il coinvolgimento di circa 7.000 lavoratori metalmeccanici campani coinvolti a vario titolo in crisi legate al settore metalmeccanico (finanziaria, di settore e transizione, legate alla carenza di materie prime e alle tensioni geopolitiche e guerre). Un segnale che fa il paio con i dati ISTAT che registrano un calo della produzione industriale e una frenata del PIL nell’ultimo trimestre”. E’ quanto si legge in un report della Fim Cisl sullo stato delle crisi nel settore metalmeccanico, secondo il quale “si conferma il rallentamento registrato verso la fine del 2023”. Il report segnala “la difficile gestione della transizione green ed energetica di molte aziende, in particolare nei settori dell’automotive”. Per quanto riguarda l’automotive, “continua a preoccupare sul piano occupazionale la scelta di fermare la produzione dei motori endotermici nel 2035 che vede la Campania pienamente coinvolta con lo stabilimento di Pratola Serra (AV). Una scelta che impatta tra l’altro su una presenza significativa di aziende dell’indotto di componentistica, in cui la Campania è tra i maggiori produttori ed esportatori, legato ai motori endotermici (dalle aziende produttrici di marmitte a quelle di pompe diesel). Resta il tema legato alle piccole e medie imprese che continuano a scontare rispetto alla loro dimensione minore capacità di reazione sia nella ricerca di mercati, che carenza di liquidità da investire nella transizione”. Oltre agli aiuti pubblici – secondo la Fim Cisl – “servirebbe, specie per alcune aziende di filiere coinvolte nelle transizioni, un lavoro di concerto tra istituzioni, grandi multinazionali, sindacato e hub di ricerca (Università, ITS) per gestire il passaggio a nuove produzioni”. “Il quadro delle ‘crisi storiche’ presenti al MiMIT per quanto riguarda il settore metalmeccanico – si legge ancora nel report – denota un protagonismo drammatico delle aziende campane: Firema, Jabil, Soft Lab Industria Italiana Autobus ex-Ilva. In conclusione il 2024 si apre con il settore metalmeccanico campano che rallenta ancor di più rispetto a tutto il Paese. In assenza di una politica industriale campana, che nel corso di questi anni non è stata in grado di delineare per il nostro territorio né una vocazione industriale né la capacità di essere attrattiva per eventuali investitori esteri, ed insieme ad uno scenario poco favorevole (transizioni, riposizionamento delle catene del valore a livello globale, guerre, tensioni e crisi geopolitiche), continuano ad impattare notevolmente sul settore metalmeccanico campano”.
Be the first to comment