POZZUOLI – Una visione unitaria del Litorale Domizio, che abbracci anche gli ambiti di Castelvolturno e Giugliano, per affrontare, in una logica di continuità della costa, i problemi legati all’inquinamento del mare, risorsa importante per il turismo, ma fondamentale per l’equilibrio dell’ecosistema: è quanto sollecita l’architetto Francesco Maisto, presidente dell’Ente Parco Regionale dei Campi Flegrei, introducendo al Lido Sabbia d’Argento l’incontro ‘Il Mare chiama, il Parco risponde’, per un tavolo sulle criticità ambientali del litorale di Licola.
Il confronto segue quello avviato a fine agosto al Lido Vittoria e ha visto la partecipazione di molti gestori di lidi balneari, delle principali associazioni ambientaliste attive sul territorio, nonché dei rappresentati regionali delle principali organizzazioni di categoria quali Federbalneari e SIB.
Il presidente Maisto ha ribadito la necessità di un dossier, supportato da foto georeferenziate, per definire un’analisi di cause e di possibili interventi sull’inquinamento, grazie anche all’apporto del Comitato Tecnico Scientifico del Parco, presieduto da Sergio Bravi, da trasferire nelle sedi competenti per una pianificazione degli interventi.
“Finora c’è stata molta confusione sui temi dell’inquinamento del mare di Licola – aggiunge Maisto -: adesso è necessaria la collaborazione di tutti, nell’interesse di tutte le comunità locali per un nuovo scenario di balneazione ecosostenibile”.
All’attenzione del tavolo di confronto gli scarichi abusivi, in uno scenario a effetto domino che da Licola e Lago Patria, con i suoi canali, si amplia verso Foce Volturno ed i Regi Lagni. In quest’ambito Sergio Bravi e Umberto Mercurio, quest’ultimo presidente di ‘Licola Mare Pulito’, hanno portato al dibattito importanti idee di intervento, in particolare nel sito SIC di Lago Patria, quali la possibilità di laminazione delle acque nell’area di Soglitelle.
“Il monitoraggio dei diversi fenomeni inquinanti, aggravati dall’incidenza dei cambiamenti climatici e dallo sversamento dei nitrati da alcune aziende zootecniche – conclude Maisto – è il primo passo per un piano di intervento complessivo che coinvolgerà anche la riprogettazione dei sistemi idraulici e la loro costante manutenzione, necessaria anche per prevenire anche danni idrogeologici sul territorio”.
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