ROMA – Tra i 24 fronti di deforestazione elencati nel recente rapporto del WWF “Deforestation fronts: Drivers and responses in a changing world”l’Australia orientale compare come unica nazione non in via di sviluppo.
Lo evidenzia il WWF che a un anno dal disastro avvenuto nel 2020, sta ripercorrendo in questi giorni le tappe di quella tragedia rilanciando il progetto Regenerate Australia per rigenerare le foreste, aiutare la fauna selvatica e per fermare la distruzione degli habitat.
“La percentuale di foreste trasformate in coltivazioni e pascoli è aumentata vertiginosamente dopo che sono state abolite le restrizioni nel Queensland e nel New South Wales, ponendo così l’Australia orientale nell’elenco delle aree peggiori al mondo nella distruzione delle foreste”, ha dichiarato il dottor Martin Taylor, biologo della conservazione del WWF-Australia.
“Nonostante il Queensland abbia poi ripristinato nel 2018 alcune restrizioni, l’Australia orientale rimane un fronte di deforestazione e questo non cambierà finché non si interverrà per ridurre drasticamente i tassi di distruzione”.
Per quanto gli incendi boschivi australiani del 2019-20 non siano entrati nel computo dell’analisi sulla deforestazione globale effettuata nel periodo 2004 al 2017, è assai probabile che, come si afferma nel report, gli incendi boschivi aumentino a causa dei cambiamenti climatici che determinano stagioni secche sempre più lunghe ed estreme.
Nei 13 anni dal 2004 al 2017, è stata deforestata un’area 6 volte la dimensione della Tasmania, oltre 43 milioni di ettari. Il rapporto afferma che “l’allevamento di bestiame” (l’abbattimento di alberi per creare pascoli per il bestiame) è stato “di gran lunga il fattore più significativo” della perdita o del degrado delle foreste nell’Australia orientale. Un’altra importante causa è la produzione di legna che, secondo il rapporto, “è ancora oggi molto intensa in alcuni luoghi” nell’Australia orientale.
Le foreste dell’Australia orientale sono state dichiarate un hotspot globale della biodiversità, anche in virtù della presenza di specie uniche come il koala, e subiscono un’enorme pressione a causa della deforestazione per attività economiche e degli incendi.
“La distruzione delle foreste era già un fatto grave per tutto il paese, ma gli incendi del 2019-20 hanno aggravato enormemente la situazione. Proprio per questo il WWF Australia ha lanciato Regenerate Australia, il più grande programma di rigenerazione della natura e della fauna selvatica nella storia della nazione. Per fermare l’estinzione di specie uniche al mondo, l’Australia deve intensificare gli sforzi per proteggere gli habitat forestali critici, in particolare conservando gli ultimi rifugi non toccati dalle fiamme e sostenendo la rigenerazione di quelli distrutti dagli incendi. Il WWF chiede che l’Australia esca definitivamente dal famigerato elenco dei fronti di deforestazione. Ciò non accadrà fino a quando le leggi e le misure di salvaguardie cancellate nell’ultimo decennio non verranno ripristinate e fino a quando la legislazione ambientale nazionale non inizierà ad essere pienamente e concretamente applicata” – ha continuato Taylor.
Nel suo rapporto Pervasive Inaction Taylor denuncia anche l’insufficiente applicazione della legge ambientale nazionale: solo tra il 2016 e il 2018, nel Queensland, sono stati distrutti quasi 250.000 ettari di habitat di specie minacciate. Secondo Taylor le affermazioni che indicano un’espansione dell’area forestale in Australia sono fuorvianti poiché “si basano sulla classificazione della ricrescita giovane, cioè, piante alte pochi centimetri rispetto alla foresta. Si tratta di alberelli alti fino al ginocchio che non ‘bilanciano’ la distruzione in corso di foreste vecchie di decenni o secoli”, ha concluso.
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