NAPOLI – Dalla curiosità scatenata dal thriller di Dan Brown, “Il codice da Vinci” con i suoi riferimenti ai Vangeli gnostici, fino a giungere ai Vangeli canonici di Matteo, Marco, Luca e Giovanni, grande interesse e mistero ha sempre suscitato la figura di Maria Maddalena. Ovvero, la perduta, la peccatrice, la prescelta, la compagna, l’amata che rompe l’ampolla e unge i piedi o cosparge il capo di Gesù con olio di nardo. Una figura dalle mille sfaccettature, sempre presente nei momenti significativi della storia di Gesù: dalla crocifissione alla sepoltura, dalla scomparsa del corpo dalla tomba alla sua annunciata resurrezione, che oggi ritorna tra noi grazie alla performer e scrittrice serba Slobodanka Ciric (nella foto di Gianni Biccari). E’ lei infatti, con il titolo di “Maria Maddalena Una e Trina”, aggirandosi tra le Basiliche paleocristiane di Cimitile a riportare in auge le gesta della celebre donna. Un percorso diviso tra il misticismo e le sacre scritture, quello della Ciric, pronto a riproporre, anche l’usanza di presentare le uova rosse legate ad un’antica tradizione secondo la quale dopo l’ascensione di Cristo, Maria Maddalena visitando Roma offrì un uovo rosso all’imperatore Tiberio per comunicargli l’avvenuta resurrezione del Signore. Detentrice della parola, rappresentata dal vaso della conoscenza, nella tradizione ortodossa Maria Maddalena non è mai stata considerata una prostituta redenta; è, al contrario, la “mirofora”, colei che “porta il sacro unguento” al sepolcro di Gesù per cospargerne il corpo. Ed è con queste premesse che nella performance della Ciric, artista di Belgrado trapiantata a Napoli da circa 30 anni, il baciare, l’asciugare e il massaggiare rappresentano i gesti benedicenti che curano ogni ferita legata al passato ma anche al futuro. Messa a punto con il supporto del Comune di Cimitile rappresentato dal presidente del Consiglio Comunale Saverio Romano e il coinvolgimento del gruppo Aido Nola con il suo presidente Felice Peluso, l’iniziativa con la direzione artistica di Mila Maraniello, beneficia anche della collaborazione dell’artista ischitano Felice Meo, noto per le sue croci in ferro e in materiale di scarto. “Di Maria Maddalena – spiega l’artista Ciric – Gregorio Magno alla fine del V secolo volle fare un’unica figura, variegata tra il peccato, la devozione, l’elezione a prediletta, la grazia. Poi la Chiesa successiva ha voluto distinguere, puntualizzare, scindere tra Maria di Magdala, Maria di Betania e la peccatrice perdonata da Cristo; poi, a scopo purificatore ed espiatorio, ha voluto accorpare, interpolare intorno al IX secolo Maria Egiziaca, cortigiana d’Alessandria, che dopo diciassette anni di vita dissoluta si converte, e si ritira nel deserto di Transgiordania con tre pani, dei cui soli si nutrirà per sessant’anni… Ma non hanno importanza le numerose revisioni, i ripensamenti, le scissioni in più personaggi storici che, fin dagli albori del cristianesimo, sono state fatte per distinguere tra Maddalena peccatrice, penitente, eversiva, devota: l’archetipo rimane complesso, multiforme, vigoroso; se la congiunzione tra opposti è il segreto di ogni epifania archetipica, quella riunita in Maddalena è una triade femminile antica, che non conosce censure nella sua potenza luminosa”.
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