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“Giudici divoratori di doni”: libro presentato il 24 maggio, presso la libreria Mondadori di Piazza Bovio a Napoli

NAPOLI – Poche parole ma intense ai nostri microfoni MediaVox Magazine: il Prof. Fabrizio Di Marzio così ha spiegato una delle tesi fondamentali del suo ultimo libro “Giudici divoratori di doni – Esiodo alle origini del Diritto” presentato il 24 Maggio presso la Libreria Mondadori di piazza Bovio in Napoli, gremita di gente.

Nel corso dell’evento egregiamente organizzato dal Prof. Ciro Esposito (avvocato, commercialista e neo eletto presidente della Commissione degli studi di diritto fallimentare dell’Ordine dei Commercialisti partenopeo), sono intervenuti l’autore del libro, il Prof. Fabrizio Di Marzio (avvocato, già magistrato, professore di diritto privato presso l’Università di Chieti-Pescara) il Prof. Massimo Adinolfi (filosofo, editorialista, professore di Filosofia Teoretica presso l’Università Federico II di Napoli) i cui interventi sono stati moderati dal giornalista e scrittore Alfonso Sarno.

In un paragrafo del libro, viene citato un passo de i “Patrocinatori” di Kafka, in cui si dice “Se invece si dovesse presupporre che nei tribunali si dovesse procedere con ingiustizia o leggerezza, non sarebbe possibile più vivere”: il Prof. Fabrizio Di Marzio spiega, appunto, che noi non potremmo vivere nell’ingiustizia ma non potremmo nemmeno sentirci soddisfatti di come realizziamo la giustizia, perché il mondo a quel punto finirebbe. Un invito a porci domande, a non adagiarci su teorie ‘terrapiattiste’, ad avere il coraggio di sbagliare o riprovare perché è dalle scomode domande che possono scaturire le risposte su quale sia il posto dell’uomo nel mondo.

L’intervento del Prof. Ciro Esposito, a mio personale avviso, è stato sicuramente degno di nota; il professore ha definito il libro “Giudici divoratori di doni” necessario da leggere soprattutto per gli avvocati e commercialisti per il grande valore che il pluralismo degli universi culturali (il luogo, dove avvocati, commercialisti incontrano temi filosofici) ha per i professionisti anche nell’affrontare temi squisitamente tecnici. Il professore ha evidenziato il fil rouge tra il libro “Hanno tutti ragione ?” (mettendo in risalto il punto interrogativo) del Prof. Massimo Adinolfi ed il libro del Prof. Fabrizio Di Marzio consistente nell’importanza di creare ponti tra i nostri mondi, anche quelli che emergono nei nostri sogni, dove ognuno lascia libero il proprio specifico pensiero, diversamente da quando siamo desti (cit. Eraclito).

Il Prof. Ciro Esposito insiste sul concetto che la filosofia può e deve essere utilizzata per risolvere i problemi degli uomini, non è disciplina fine a se stessa, ecco il ponte: i professionisti dovrebbero adottare la filosofia come stile di vita, perché ciò permette di comprendere la complessità delle questioni e rendere un servizio migliore ai propri clienti grazie a valutazioni più sensibili. Il Prof. Massimo Adinolfi, nel suo intervento, ha evidenziato che nel suo libro “Hanno tutti ragione ?, vi sono tantissimi spunti di riflessione sulla nostra attuale situazione socio politica sebbene scritto prima della guerra in Ucraina e vediamo perchè: nel narrare la vicenda del campione Ucraino di scacchi che passa alla Russia, si rispecchia, in realtà, la libertà dell’uomo come possibilità di realizzare se stesso, di affermare la propria professionalità, di affermare il proprio livello culturale; nel narrare l’esito di una partita di scacchi si parla di vittoria e di sconfitta: “Quando si vince si vince ma quando si perde si impara” ha sottolineato al riguardo il Prof. Ciro Esposito. Che cosa si impara? E qui torniamo al libro del Prof. Fabrizio Di Marzo, che ha evidenziato che non è in crisi il concetto di ‘verità’ ma è in crisi il concetto di ‘interpretazione dei fatti’; contrapponendo il concetto di ”opinione” caratterizzato dalla superficialità rispetto alla “interpretazione” che invece è più faticosa e richiede responsabilità, una precisa responsabilità.
Il Prof. Fabrizio Di Marzio incarna, secondo il Prof. Esposito, il giurista mite, la cui opera è volta a cercare la mite convivenza tra diritto, giustizia ed interessi. L’osservazione di tutti i particolari e diversi interessi, che imparano a convivere tra loro, conducono ad una determinazione: la giustizia non è un affare dei Magistrati ma è una vicenda che riguarda tutta la Comunità e, per dirla con Camus, il processo è un “universo processuale” ed i pianeti sono le parti (giudici, gli avvocati, i professionisti).Tutti i relatori sembrano essere d’accordo sul fatto che ciascun individuo  lungi dall’atteggiarsi a maestro di verità dovrebbe valutare anche la parte del “torto” ossia i propri errori e sul fatto che tutti i componenti del sistema Giustizia (magistrati, avvocati, consulenti), sono responsabili della sua evoluzione o della sua involuzione.

Redazione Centrale

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