Caserta

Chiedevano il pizzo a nome del clan a caseifici e supermercati: in manette in 10

CASAL DI PRINCIPE, Caserta –  Un’indagine condotta dai carabinieri di Casal di Principe, sotto la guida della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, ha portato all’arresto di dieci persone accusate di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Cinque di loro sono state inviate in carcere, mentre le altre si trovano ai domiciliari. L’indagine ha svelato un modus operandi insidioso, in cui gli estorsori si presentavano agli imprenditori chiedendo il pizzo per “gli amici di Casal di Principe” o “i carcerati”, ma si accontentavano anche di essere pagati con generi alimentari, quali mozzarelle di bufala, creando un danno sia economico che morale alle vittime.

Uno dei protagonisti di questa vicenda è Mario De Luca, 54 anni, già arrestato in passato per collusione con il clan dei Casalesi e figlio di un elemento di spicco del clan Bidognetti. De Luca, insieme ad altri complici, ha creato un gruppo che si è reso colpevole di estorsioni continuate, ossia estorsioni con cadenza quasi quotidiana, mirando principalmente a piccole attività commerciali che non potevano permettersi di pagare il “canonico” pizzo. È emerso che il gruppo ha preso di mira un minimarket e un caseificio, da cui prelevavano costantemente generi alimentari e mozzarella di bufala, creando un danno ancora maggiore alle vittime.

L’aspetto che ha colpito maggiormente gli inquirenti è la frequenza con cui le estorsioni venivano perpetrate, senza seguire le tradizionali scadenze come Pasqua, Natale o Ferragosto. Questo comportamento ha generato un’ulteriore sofferenza per le vittime, che si trovavano costantemente sotto pressione e vessate dal gruppo criminale.

Nonostante le numerose estorsioni commesse, che hanno coinvolto diversi comuni, tra cui Casal di Principe, Teverola, Frignano, San Cipriano d’Aversa, Marcianise e Castel Volturno, nessuna delle vittime ha denunciato. Questo fatto solleva interrogativi sul clima di paura e intimidazione che ancora persiste in queste zone, dove le attività commerciali rimangono vulnerabili agli attacchi delle organizzazioni criminali.

Redazione Centrale

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