NAPOLI – Una targa nel Velodromo che lo vide entrare vincitore del Giro della Campania per due anni di seguito, nel 1954 e nel 1955, nello Stadio intitolato ad “Alberico Albricci”, all’Arenaccia, a Napoli, in quella città che lo adottò quando, reduce dalla Guerra, non aveva più neanche una bici con cui allenarsi, consentendogli di riprendersi la sua vita e di diventare il campione immortale che tutti ricordiamo, anzi, il ‘Campionissimo’.
In occasione della tappa Napoli – Napoli del Giro d’Italia che sarà disputata il prossimo 11 maggio, il giorno prima, mercoledì 10, la Città Metropolitana e il Comune di Napoli, insieme al Comando delle Forze Operative Sud dell’Esercito Italiano, oggi titolare del Velodromo “Albricci”, vorranno ricordare il forte legame che ha unito il grande campione, forse il più grande di tutti, Fausto Coppi, e la città di Partenopea, con l’apposizione di una targa in suo onore all’interno della struttura di via Generale Francesco Pignatelli.
A officiare la cerimonia, prevista per le ore 19, il Sindaco del Comune e della Città Metropolitana, Gaetano Manfredi, e il Generale Caudio Minghetti, Vice Comandante delle Forze Operative Sud, che saranno accompagnati da ex campioni di ciclismo e da rappresentanti delle istituzioni, della sezione Campania della Federazione Ciclistica Italiana e delle associazioni sportive. Interverranno, tra gli altri, anche Angelo D’Avino, il figlio del falegname Giuseppe, di Somma Vesuviana, che regalò la bici a Coppi di ritorno dalla Guerra, e il Sindaco del comune vesuviano, Salvatore Di Sarno, il Consigliere Delegato allo Sport della Città Metropolitana, Sergio Colella, Gianfranco Coppola, Presidente Nazionale USSI, e lo scrittore Gian Paolo Porreca.
Il legame di Coppi con l’Esercito e con Napoli
È da “coscritto”, ovvero da soldato appena arruolato, che Fausto Coppi, vinceva a soli 20 anni, il suo primo Giro d’Italia, il 9 giugno del 1940. Il giorno dopo, il 10 giugno, l’Italia entrava in guerra. Ed è militare, a maggior inevitabile ragione, il Fausto Coppi che il 7 novembre 1942, al Velodromo Vigorelli di Milano, sotto il timore dei bombardamenti, stabilì il nuovo record dell’ora, 45 km e 871 metri contro i 45,840 del primato precedente, del francese Maurice Archambaud.
Coppi in Guerra
Ma la guerra è lì, immanente, e incombe. Nonostante le intercessioni del mondo dello sport, i gerarchi fascisti dell’epoca non concessero sconti – che fra l’altro il “Campionissimo” risulta non avere mai chiesto – e Fausto Coppi partì, proprio da Napoli in nave verso la Sicilia e poi in aereo verso la Tunisia, per la campagna d’Africa contro gli inglesi. Era il 7 marzo del 1943. La sua sorte, nel Maghreb, sarà come quella di molti altri soldati italiani sconfitti dalla RAF, quella di ‘Prisoner of War’, con il reiterato malinconico acronimo “POW”.
Nel campo di concentramento di Medjez el- Bab, e poi a Blida, in Algeria, Fausto Coppi avrà modo di seguire un corso di autista di camion, da prigioniero. Questa opportunità gli sarà preziosa.
La Guerra finisce, Coppi rientra in Campania e si riappropria della sua vita
Quando la guerra finisce e gli Alleati cominciano a risalire la penisola, Coppi torna in Italia, a metà novembre del 1944, approdando a Salerno con la motonave ‘Orano’, su cui si era imbarcato con altri prigionieri.
Al Quartier Generale degli Inglesi e alla RAF servono autisti. Ed ecco la chance per Coppi. Da quel momento diventò l’uomo di fiducia del Tenente inglese Towell, di stanza a Caserta. E fu proprio lì che incontrò Umberto Busani, famoso calciatore del Napoli, il quale diede la notizia della presenza di Fausto Coppi a Gino Palumbo, noto giornalista. Palumbo lanciò subito un appello: «Date una bicicletta a Fausto Coppi». Rispondono in tre. Viene scelta l’offerta di Giuseppe D’Avino, un falegname di Somma Vesuviana, che regala una Legnano da corsa, color verde oliva. “Tenite, questa è vostra…”, gli disse. Coppi non riusciva a crederci, e per la commozione entrambi scoppiarono a piangere. Fu l’inizio della rinascita.
Coppi e Napoli, un amore corrisposto: l’orfanotrofio di Secondigliano
Coppi non ha mai dimenticato Napoli. Il suo legame con la città rimase indissolubile. Ci sono testimonianze fotografiche (tratte dai libri di Emilio Lupo “Di quegli amori forti e disperati” e “Lo scrigno riaperto – Secondigliano, storia di una comunità attraverso la fotografia”) che ritraggono Fausto Coppi all’Istituto Nazareth di Secondigliano dove si è recato più volte per fare beneficenza agli orfani ospiti dell’Istituto.
L’orfanotrofio era diretto da Padre Cosimo Luciano, che ha ospitato più volte Coppi agli inizi degli anni cinquanta. Il legame con Padre Cosimo Luciano fu forte. E anche in occasione del Giro della Campania ci sono foto che ritraggono Coppi, in maglia iridata, insieme al Reverendo, proprio nell’aprile del 1954, quando Coppi tagliò per primo il traguardo allo Stadio Albricci.
“La sua sensibilità umana era pari alla grandezza delle sue doti di atleta”
A Napoli Coppi entrò anche un’altra volta da trionfatore, il 1° giugno del 1947, quando vinse la tappa Roma – Napoli nell’ambito di quel Giro d’Italia che lo vide laurearsi campione per la seconda volta della sua carriera. “Parlare di Coppi – ha affermato il Sindaco Manfredi – superbo vincitore delle più importanti competizioni su strada e su pista del mondo è fin troppo facile. Quello che possiamo dire è che la sua sensibilità umana era pari alla grandezza delle sue doti di atleta. Basti ricordare il suo legame con l’orfanotrofio. Per questo motivo abbiamo deciso di dedicargli una targa all’Albricci, proprio perché le giovani generazioni abbiano testimonianza dei valori di solidarietà e di sport che il Campionissimo ha incarnato”.
“Papà – ha ricordato Angelo D’Avino – rispose all’appello del cronista sportivo Gino Palumbo. Dopo aver ricevuto in dono la bicicletta, Coppi veniva tutte le mattine. Andavano in bici insieme, lui e papà, pranzavano insieme a base di pasta fresca con il latte e ripartivano insieme verso Caserta, in bicicletta”.
“È un onore per noi ospitare una targa in memoria di Fausto Coppi all’interno dello stadio ‘Albricci’ – ha sottolineato il Generale Giuseppenicola Tota, Comandante delle Forze Operative Sud – che, tante volte, lo ha visto protagonista e accolto tra gli applausi della città di Napoli che, oggi come allora, lo ricorda con grande affetto”.
“Sono davvero molto contento di questa iniziativa – ha sottolineato Faustino Coppi, il figlio del ‘Campionissimo’ – e ringrazio di vero cuore il Sindaco, il Generale e tutti quanti hanno partecipato. Il legame della mia famiglia con Napoli è stato sempre molto intenso, mia madre era nata a Napoli, per l’appunto, e da ragazzo sono stato spesso in città con lei. Ho ben presente i suoi ricordi, i suoi racconti, in particolare quelli relativi a Gino Palumbo, che l’ha sempre aiutata a seguire il Giro d’Italia quando questo non era consentito alle donne. Spero che l’attaccamento di mio padre alla città possa fungere da esempio ai giovani napoletani, che devono amare la loro terra, perché Napoli è straordinaria”.
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